Le (mie) ragioni del referendum oltre trivelle e tecnicismi, proiettate al futuro.

Le ragioni che vengono da più fronti a sostegno dell’andare a votare domenica sono varie e tutte probabilmente valide sia per il fronte del SI che per quello del NO.

Ma dietro alle classiche motivazioni del SI possono celarsi altre ragioni legate a temi di innovazione sociale, di cui nessuno parla.
Io, in particolare, ho le mie.
Come immagini il tuo mondo tra cinquanta anni?
Io lo immagino molto diverso da quello attuale, fondato sul concetto di condivisione della vita e delle attività quotidiane dove l’energia non deriva solo da una spina in un muro.
Lo immagino fatto di persone al centro che condividono e risparmiano messe in rete dagli strumenti che la tecnologia fornirà loro, dove non avremo più gli attuali sistemi di trasporto, l’attuale spreco di energie del pianeta e sopratutto gli idrocarburi.

Tra cinquanta anni ridurremo i consumi grazie alla condivisione degli spazi, dei mezzi di trasporto, del cibo, attraverso processi che ottimizzeranno le nostre vite riducendo l’energia necessaria a fare quello che oggi facciamo quotidianamente.

Ci saranno le finestre e i mattoni fotovoltaici, i droni per le consegne e spesso, basterà un pc collegato ad internet per lavorare, gli imballaggi del nostro cibo saranno riutilizzabili più spesso e l’acqua sarà una risorsa indispensabile che utilizzeremo anche per produrre energia.
Avremo la sesta rivoluzione nel settore edilizio che porterà ad abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico, le renderemo indipendenti da fattori esterni; non avremo più bisogno di spostarci così tanto e se lo faremo, condivideremo con gli altri l’energia necessaria per muoverci.
Questa è la società che vedo tra cinquanta anni.

Ma c’è anche la possibilità che tutto ciò non accada perché la società sceglierà di rimanere al palo, legata a logiche attuali che sono difficili da scardinare e che mantengono lo status delle cose legate al petrolio, all’inquinamento, alla proprietà privata estremizzata e, in genere, al consumismo che danneggia il pianeta.
Una società che non vorrà condividere e che continuerà a consumare pian piano se stessa e questa terra fin quando potrà, la sintesi delle non classiche motivazioni del NO.

La scelta di domenica è quindi per me molto diversa, è una scelta tra queste due vie, non una scelta legata alle dodici miglia o meno.
Quella di domenica non è una scelta tecnica, è una scelta di innovazione sociale, di visione futura di una società e della politica.
Quella di domenica è una scelta legata al futuro delle generazioni, alla trasformazione qualitativa delle loro vite oppure alla conservazione dell’attuale status finché madre natura permetterà.

TU dove vuoi che vada la società dal 18 Aprile in poi?
Vota SI se vuoi una società che pensi e si proietti al futuro, vota NO se vuoi che il futuro tardi ad arrivare.

Ecco come si fa, #Puglia365

La Puglia oggi inizia un percorso e pensa in grande, come dovrebbe fare ogni singola destinazione turistica che vuole definirsi tale e vorrebbe entrare di prepotenza nel futuro del turismo, programmando.
Questa Regione non è nuova a sperimentazioni e ad innovazioni nel campo del turismo e i risultati, da 10 anni a questa parte, si sono visti e sicuramente continueranno a vedersi se la strada continuerà ad essere questa.
La Puglia rappresenta la vera speranza e la vera buona prassi rispetto alla quale diciamo: si può fare.

E con la partenza di #Puglia365 questo territorio vuole continuare a dimostrare che il turismo è la strada giusta per il sud e che attraverso la “rete” e l’utilizzo ottimale dei fondi europei lo sviluppo è possibile.
A Bari si parla di futuro e del Piano Strategico del Turismo della Puglia 2016-2025 che però, non prevederà un relatore e dei soggetti passivi ad ascoltare, ma un processo di condivisione delle scelte e di co-decisione della strategie con un interno territorio.
Non ci saranno i soliti consulenti che tra 4 quattro mura si metteranno a redigere un piano, ma una serie di azioni che porteranno l’intera filiera turistica pugliese a scrivere, insieme, un progetto e il Piano Turistico dei prossimi 10 anni.
Parte un processo, con un ambizioso obiettivo, quello di condividere le strategia a lungo termine con il territorio volto a realizzare il turismo del futuro pugliese.

6 le aree tematiche su cui tutti gli operatori, in gruppo, lavoreranno: promozione, prodotto, infrastrutture, innovazione, formazione e accoglienza.

In tre mesi 18 incontri itineranti, 3 per ogni gruppo di lavoro, a partire da aprile fino a giugno volti a realizzare un’unica visione della Puglia che possa permettergli di destagionalizzare e di realizzare un Piano da presentare al MIbact entro luglio 2016.

La strategia del Piano sarà composta da azioni di marketing, reti di impresa, implementazione di trasporti pubblici efficienti e vedrà il coinvolgimento trasversale dei settori cultura, turismo, agricoltura, internazionalizzazione.
Aspettiamo i risultati, ne vediamo davvero delle splendide prospettive, sia di metodo che di speranze che questo modello possa essere d’aiuto e di linea guida per tutte le destinazioni turistiche.

Lo streaming dell’evento è su www.puglia365.it, l’hashtag ufficiale #Puglia365

TIM Italia Connessa 2015 – Comuni Connessi: il contest di Telecom per i Comuni.

Il digitale è un’opportunità/problema, le reti anche, i soldi e i tempi pure. Intorno a questo tema si sta sviluppando tutta l’economia del futuro (PA, turismo, sanità, ecc.) e tutto ciò che riguarda anche le opportunità di crescita di un territorio oltre che di creazione di nuova occupazione: senza alcun dubbio.
E’ per questo che è necessario trovare e cercare di investire in questo settore anche in linea con il Piano di Sviluppo Digitale italiano che intende l’insieme delle iniziative finalizzate alla diffusione dell’uso di servizi digitali da parte di cittadini, aziende pubbliche amministrazioni in coerenza con gli obiettivi delle Agende Digitali Nazionali e Comunitarie, valorizzando le specificità del territorio.

Insomma: creiamo le Smart City.
Ed ora Telecom intende premiare chi vuole farlo davvero e vuole spingere alla stesura di Piani di Sviluppo Digitale con il Contest “TIM Italia Connessa 2015”.
L’obiettivo è quello di selezionare il Comune che presenterà il più convincente e concreto Piano di Sviluppo Digitale e che darà la maggiore disponibilità a facilitare la realizzazione delle infrastrutture. 
Ecco come.
Chi: i Comuni italiani con una popolazione compresa tra i 14.000 e i 51.000 abitanti.

Step: 
  • presentazione domanda e della proposta che includa un Piano di Sviluppo Digitale entro il 13 novembre 2015;
  • valutazione dei Piani di Sviluppo Digitale e inserimento in una short list da parte di una giuria;
  • entro il 4 dicembre verrà scelto il Comune vincitore.
Criteri di valutazione dei Piani (art. 4 punto 4.3 del regolamento):
  • La coerenza con le priorità indicate dall’Agenda Digitale Italiana e con i Target dell’Agenda Digitale Europea;
  • L’impatto sulla diffusione e sull’uso dei servizi da parte di cittadini, famiglie, aziende, pubbliche amministrazioni;
  • La concretezza e l’affidabilità dei Piani dando preferenza ai servizi effettivi rispetto alle semplici “demo” o ai progetti di ricerca;
  • Il livello di innovazione dei progetti e delle iniziative previste; 
  • L’impatto sull’occupazione, soprattutto quella giovanile;
  • La coerenza con le vocazioni industriali, produttive e culturali dei territori;
  • Il pieno utilizzo delle Reti NGN fisse e mobili.
Inoltre, sarà valutata l’effettiva realizzabilità e in particolare:
  • Copertura Economica;
  • Valutazione tecnica di fattibilità;
  • Tempistica;
  • Misurabilità.
Durata: dal 30 giugno al 13 novembre 2015.
Costo di partecipazione al contest: gratuito.
Premio: nel Comune selezionato Telecom realizzerà le infrastrutture di rete NGN, in anticipo rispetto ai propri piani, e comunque entro 24 mesi dall’aggiudicazione del Contest.
Non credo ci sia molto da pensare.

Perché il concetto di “smart” può salvare le aree interne, e svilupparle.

In inglese il termine “smart” significa intelligente e sembra che abbia già detto tutto. Oggi lo usiamo, spesso, per indicare tutto quello che è legato alla tecnologia e alla digitalizzazione e precede tutti i settori a cui poi si riferisce.
Smartinnovation, smartcity, smartourism, smartrural e così via.

Concretamente però quali possono essere i benefici che l’applicazione del concetto di smart può portare a delle aree che non vivono a diretto contatto con i grandi centri e con i luoghi dove lo “smart” si sviluppa?
La risposta probabilmente è anche semplice: le aree interne sono il luogo dove il concetto di “smart” può trovare più ampia applicazione. Infatti sono quelle aree che hanno tanti settori che oggi non conoscono l’innovazione, la digitalizzazione e che entrerebbero in contatto con un mondo attualmente sconosciuto sia in termini di vantaggi operativi che di ritorni economici. E allora è arrivato il tempo di investire concretamente nell’attuazione del concetto a tutte le aree interne, anche all’Irpinia e l’opportunità è concreta e presente. In Europa esiste qualcosa chiamata Agenda Digitale che nella nuova programmazione 2014-2020 dovrà trovare la sua massima espressione, e soprattutto la sua massima fonte di finanziamento. Presentata dalla Commissione europea è una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020, che fissa obiettivi per la crescita nell’Unione europea (UE) da raggiungere in differenti settori:
1. Identità digitale e servizi innovativi per i cittadini: carta di identità e tessera sanitaria elettronica; anagrafe unificata, archivio delle strade, domicilio digitale e posta elettronica certificata obbligatoria per le imprese.
2. Amministrazione digitale: dati e informazioni in formato aperto e accessibile compresi quelli della pubblica amministrazione, biglietti di viaggio elettronici, sistemi digitali per l’acquisto di beni e servizi, trasmissione obbligatoria dei documenti via Internet.
3. Servizi e innovazioni per favorire l’istruzione digitale: certificati e fascicoli elettronici nelle università, testi scolastici digitali.
4. Misure per la sanità digitale: fascicoli sanitari elettronici, prescrizioni mediche digitali.
5. Forte impulso per la banda larga e ultralarga.
6. Moneta e fatturazione elettronica: pagamenti elettronici anche per le pubbliche amministrazioni, utilizzo della moneta elettronica.
7. Giustizia digitale: notifiche e biglietti di cancelleria dei tribunali per via elettronica, modifiche alla legge fallimentare per procedere in via telematica, ricerca e incentivi per società attive nelle nuove tecnologie.
Tutti i comuni, e questo pochi lo sanno, saranno chiamati a redigere una propria agenda digitale (le agende digitali locali) che sarà, molto probabilmente, elemento di eleggibilità delle progettazioni e motivo di esclusione nel caso di assenza delle stesse nelle PA.
Inoltre, tutti i programmi comunitari, in qualsiasi settore, avranno una predilezione per le progettazioni che parleranno e si occuperanno di digitale e smart, e dunque non si potrà non programmare in tal senso.
Ed ecco dunque l’opportunità: la redazione delle Agende Digitali per i Comuni.
I Comuni dovranno necessariamente spingersi verso un mondo più digitale in tutti i campi di intervento e avranno la possibilità di programmare uno sviluppo intorno a questo concetto, dovranno farlo se vorranno accedere a maggiori fondi comunitari.
E allora cogliamo la palla al balzo e iniziamo a giocare in anticipo su questi temi?
Facciamo in modo che queste aree interne diventino smart e fucine di idee innovative in tutti i settori e sopratutto nei settori turismo e agroalimentare, che colgano le opportunità europee?
Iniziamo a parlare seriamente di smartrural contrapposto alle smartcity?
Come?
  diffondiamo la banda larga e mettiamo i giovani nelle condizioni di poter lavorare anche dalle aree interne collegati ad internet;
– creiamo spazi di co-working e co-living, dove le persone possano usufruire di spazi e attrezzature e possano sviluppare idee e progetti;
– incentiviamo gli incubatoti d’impresa, forniamo ai giovani gli strumenti per realizzare progetti;
– sfruttiamo le nuove tecnologie per fare rete, le distanze ad oggi non sono più un problema (smettiamola di dire che siamo lontani e non possiamo partecipare);
– mettiamo al centro i cittadini e le loro proposte per il territorio, mettiamoli in rete e facciamoli partecipare, basta con i piani calati dall’alto;
– opendata, facciamo si che i dati siano liberi, che tutti possano averne accesso;
– iniziamo ad applicare lo smart all’agricoltura, al turismo, soprattuto alle caratteristiche delle aree interne e convertiamo il tutto in ritorni economici.
Rendiamo il vivere nelle aree interne non più un problema, ma un’opportunità, avviciniamole ai cambiamenti che il mondo offre cogliendo tutto ciò che la nuova programmazione europea prevede in termini di digitale e smart. Chi c’è per la sfida?

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