#camminiepercorsi: un progetto a supporto anche della Ciclovia dell’Acqua.

Non abbiamo fatto in tempo a smettere di parlare per qualche mese della Ciclovia dell’Acqua che subito  si presenta l’occasione per riparlarne: il progetto “a rete” dell’Agenzia del Demanio denominato Cammini e Percorsi, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali e il Ministero dei Trasporti.

Un progetto che fa parte del Piano Strategico per il Turismo 2017-2020 e che punta fortemente sul turismo slow e l’incentivazione di forme turistiche sostenibili con l’obiettivo di valorizzare anche località minori. Riguarda le strutture dislocate lungo gli itinerari storico-religiosi e i percorsi ciclopedonali da Nord a Sud dello Stivale e coinvolge circa 100 beni su tutto il territorio italiano situati lungo la Via Appia, la Via Francigena, il Cammino di Francesco, il Cammino di San Benedetto e le famose Ciclovie Vento, Sole e Acqua (quella legata a Caposele e all’Acquedotto Pugliese).

Inutile sottolineare, per i territori irpini, l’importanza di questo progetto combinato con quello della Ciclovia: i servizi turistici per camminatori, pellegrini e ciclisti lungo tutto il percorso saranno fondamentali per il buon funzionamento della stessa, gli immobili all’interno dei quali fornirli ancora di più.
Il solo adeguamento del percorso e la sua sistemazione non basteranno ad accogliere un target di turisti molto esigente dal punto di vista della qualità dei servizi che gli vengono offerti, e l’incentivazione di iniziative imprenditoriali sarà fondamentale per il successo dell’iniziativa.
In tale ottica questo progetto diventa potenzialmente centrale: prevede la possibilità di concedere gratuitamente per 9 anni + 9 (o per 50 anni a imprenditori che disegneranno progetti di sviluppo più ampi) tutta una serie di beni (case cantoniere, locande, masserie, ostelli, ma anche piccole stazioni, caselli idraulici, ex edifici scolastici, torri, palazzi storici, monasteri e antichi castelli) lungo il percorso della Ciclovia dell’Acqua.
Luoghi e strutture che possono ospitare tutti quei servizi necessari, generare lavoro e opportunità.

Ma andiamo al sodo, quali sono gli immobili che possono interessare il progetto Ciclovia dell’Acqua?

Eccoli, sono 11:

  • Casa Cantoniera –  Comune di Castelnuovo di Conza (SA). Casa cantoniera su due piani situato appena fuori dal paese, nell’Alta Valle del fiume; 
    Casa cantoniera a Castelnuovo di Conza (SA).
  • Torre Angioiina – Comune di Atella (PZ). Immobile situato nel centro storico, su un piccolo altopiano con intorno un’area verde. La torre è l’unico elemento rimanente del castello costruito dagli angioini e distrutto dal terremoto del 169; 
  • Palazzo Saraceno – Comune di Atella (PZ). Palazzo gentilizio dell’800 su due piani situato nel centro storico della città. Si affaccia sul corso principale della cittadina Angioina ed è dotato di un giardino attrezzato per eventi e manifestazioni teatrali;
  • Comando della Stazione Forestale – Comune di Atella (PZ). Immobile su due piani vicino alla Riserva Statale Grotticelle, ricca di vegetazione di ontani, pioppi e cerri, a pochi km dai laghi di Monticchio;
  • Casina – Comune di Atella (PZ). Immobile su due piani situato alle pendici del Monte Vulture, in località Monticchio Laghi, a breve distanza dall’Abbazia di San Michele Arcangelo, realizzata nell’VIII sec. d.C., e i Laghi di Monticchio, due specchi d’acqua di origine vulcanica detti «i gemelli del Vulture»;
  • Appartamento – Comune di Barile (PZ). Appartamento al terzo piano nel centro della cittadina;
  • Masseria Cocolo – Comune di Ugento (LE). Complesso immobiliare situato in parte nel Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”. È costituito da un’ampia area verde e da diversi fabbricati rurali risalenti al sec. XIX:
  • Casello Ferroviario –  Comune di Toritto (BA). Immobile su due piani situato in un’area agricola coltivata ad uliveti;
  • Colonia Coppolicchio – Comune di Fasano (BR). Complesso immobiliare realizzato nei primi anni del ‘900, costituito da un insieme di otto trulli. Il territorio circostante è caratterizzata dalla massiccia presenza di trulli e si trova in prossimità delle colline della Selva di Fasano;
  • Colonia Bianchi – Comune di Fasano (BR). Complesso immobiliare costituito da un insieme di nove trulli e da un area verde. Il territorio circostante è caratterizzata dalla massiccia presenza di trulli e si trova in prossimità delle colline della Selva di Fasano;
  • Casello Ferroviario –  Comune di Grumo Apulla (BA). Immobile su due piani situato in un’area agricola coltivata ad uliveti.

Fuori dal circuito della Ciclovia dell’Acqua, ma comunque interessante per l’Irpinia perché si inserisce sul cammino della Via Appia, è il Convento di San Marco a Sant’Angelo dei Lombardi (AV),  convento su due livelli situato appena fuori dal centro abitato, in una zona naturalistica di pregio.

In Campania ce ne sono quattro:

Fonte: www.agenziademanio.it

Insomma, che lo slow tourism si sviluppi, perché è così che possono davvero crescere anche nelle destinazioni minori, la possibilità c’è.

Più qualità nell’offerta turistica = più lavoro e reddito per tutti.

In ogni caso l’elenco di tutti i beni coinvolti è qui: http://www.agenziademanio.it/opencms/it/ValorePaese/camminiepercorsi/

Ai turisti piace la neve, ma all’Irpinia non piacciono i turisti.

Quando arriva la neve tutti festeggiano, sono tutti felici.
Si dice in Irpinia, e sopratutto lassù a Laceno, che con la neve arrivano i turisti.

Allo stesso tempo esplodono le discussioni, le stesse che leggi in estate quando siamo pieni di sagre ed eventi, quando di pronuncia “turismo”.
Ma siamo davvero tutti sicuri che la neve, le sagre, i paesaggi creino questo fenomeno, oppure non è così?

Da anni ci sono i titoloni e le cifre (sparate senza criterio) sui giornali, le classiche foto di auto in fila alla sagra di Bagnoli, le bancarelle incasinate una sull’altra a San Gerardo che, per me, sono l’immagine di disagi e disservizi che si manifestano non appena proviamo ad accogliere le folle.
Accade lo stesso con la neve, quando le strade sono impraticabili e l’accessibilità è ai limiti.

Allora signori, vi do una notizia: questo non è turismo. 

I dati che ci fornisce la Camera di Commercio di Avellino in merito alle presenze turistiche, infatti, ci restituiscono un triste dato: il turismo in Irpinia è in calo, in media il 15% in meno ogni anno, quindi non c’è.

Perché accade questo? Ma come è possibile? 
Ci raccontano di finanziamenti a pioggia sugli eventi, di riaperture di ferrovie (giusto?), i politici riempiono la bocca di questa parola ad ogni comizio, e davvero i risultati sono questi?
Si è così, se esiste una cosa che non si può discutere sono i dati, e i dati della provincia di Avellino sono impietosi.
C’è qualche problema allora, e probabilmente è anche semplice: se trovi disagio in quel posto non ci torni, non lo sponsorizzi e tanto meno ci porti la suocera l’anno successivo.

In fondo l’analisi è anche semplice: il nostro territorio non riesce a fornire i servizi essenziali ai suoi cittadini (trasporti, sanità, informazioni, ecc.) come potete mai pensare che li possa offrire ai turisti che, in fondo, sono cittadini temporanei di un luogo?
Voi andreste in un luogo dove se ti viene un infarto o ti rompi una gamba non c’è un ospedale?
Io no.

Immaginate due turisti alle prese con la neve, uno in Alta Irpinia e l’altro in Trentino, il primo bloccato e il secondo senza disagio alcuno, libero di muoversi come se ci fosse il sole.
Il primo avrà un’esperienza negativa a vita, il secondo andrà a sciare anche l’anno successivo in quel posto. Ed ecco perché li c’è il turismo e qui no, il turista arriva dove ci sono i servizi, non dove c’è il nulla se non pale eoliche e pozzi petroliferi.

Se a ciò aggiungiamo che promuoviamo (in maniera pessima e senza criterio, sia chiaro, vedi qui ad esempio https://www.facebook.com/siatavellino/?fref=ts) qualcosa e servizi che sono solo in foto o sulla carta e che in realtà non esistono, allora “i turisti” scappano, e ti fanno anche pubblicità negativa.

Se ci aggiungiamo che l’Irpinia non ha programmazione, progetti e vera volontà politica di fare questa cosa strana delle persone da far dormire, il risultato è servito.

Forza e coraggio allora, spaliamo e programmiamo, magari tra vent’anni avremo i primi veri turisti (quelli che dormono negli alberghi).

Il piccolo Santomenna provoca, la Valle e Caposele rispondono?

La Valle del Sele possiede un patrimonio gigantesco e neanche se ne accorge: un Santo, San Gerardo, che da solo muove annualmente circa un milione di pellegrini l’anno (così dicono ma nessuno li ha mai contati).

Momenti della rappresentazione

In ogni caso è una risorsa, una risorsa che però è rinchiusa in un solo luogo e che fa sopravvivere un’intera comunità di ristorazione e servizi turistici collaterali per 3/4 mesi l’anno.
Dunque una risorsa fortemente stagionale e che non crea, a mio avviso, tutto ciò che potrebbe.
La vita di questo straordinario Santo si è incrociata con numerose comunità lungo la Valle del Sele, ma queste sembrano non volersene prendere carico forse perché, effettivamente, il flusso di pellegrini arriva tutto a Materdomini e i rimanenti comuni non ne giovano, troppo difficile “trascinarli”, come direbbero impropriamente alcuni.

Scorci di Santomenna

Il motivo è semplice: nessuno ci crede davvero e nessuno ha mai pensato di cercare di mettere in rete questa risorsa. San Gerardo è nato a Muro Lucano, ha attraversato tanti paesi e ha lasciato il segno in tanti di questi, allora forse un progetto è possibile, per tutti.
L’unica eccezione, con sorpresa e con un importante segnale, ce lo ha dato il più piccolo e forse lungimirante Comune della Valle: Santomenna.
Il primo novembre ha proposto l’evento “Il miracolo di San Gerardo” ripercorrendo lungo il suo piccolo centro storico l’avvenimento accaduto tanti anni fa: l’episodio del maniscalco dove il giovane Gerardo ordinò al suo cavallo di restituire i quattro ferri al maniscalco Salandra, troppo esoso. Ordine al quale il cavallo obbedì.

Una rappresentazione teatrale itinerante che ha coinvolto un buon pubblico appassionato e ben fatta, con l’obiettivo di ricostruire una storia famosa e che, se strutturata insieme ad altri potrebbe produrre degli effetti molto interessanti.

Il manifesto dell’evento “Il Miracolo di San Gerardo”

La strada indicata è chiara e va verso un progetto di rivitalizzazione di queste aree interne che, visti ormai i casermoni post terremoto praticamente tutti vuoti, hanno davvero poco da chiedere al futuro.

La Valle del Sele ha bisogno del Santo per crescere e, anche con Muro Lucano, ci sarebbe da lavorare.
Ci vuole più coraggio, maggiore determinazione e più paesi come Santomenna, forse così i turisti potrebbero davvero arrivare, per tutti.

P.s. In tal senso ricordo una sorta di “scambio” tra il Comune di Caposele e quello di Muro Lucano, ormai nel lontano 21 Gennaio 2013, a cui poi purtroppo e come sempre, non è seguito più nulla. Peccato.

Il manifesto dell’evento del Gennaio 2013

Si discute e si parla di turismo con il territorio, finalmente.

Da sempre ritengo che per poter fare turismo è necessario ascoltare le esigenze del territorio e costruire dei piani partecipati per la definizione delle strategie e delle azioni da intraprendere, sulla base dei suggerimenti e delle richieste degli operatori, di chi il turismo lo fa quotidianamente.

Per anni appelli di questo genere sono rimasti inascoltati e i piani turistici (quei pochi fatti) sono stati costruiti dall’alto, redatti da consulenti più o meno bravi, e calati sulle realtà senza ascoltare chi il turismo lo fa e costruisce ogni giorno. Piani, tra l’altro, anche non attuati, disattesi e rimasti carta.
Ora, dopo anni di fondi europei utilizzati in maniera discutibile con scarsi risultati in termini di sviluppo, finalmente qualcuno ha deciso di ascoltare i fabbisogni del territorio per individuare le azioni giuste da intraprendere, prima di spendere risorse inutilmente.

Mi viene da dire, meglio tardi che mai, e visti i risultati del passato  (tendenza al calo di presenze turistiche in Provincia di Avellino pari al – 10% annuo, dati Camera di Commercio 2014) speriamo in una svolta.
L’iniziativa, lodevole, è di tutti i Gal (Gruppi di Azione Locale) della provincia, che in questi mesi stanno incontrando a vario titolo e con vari temi, le differenti realtà di tutta l’Irpinia, impegnati in una campagna d’ascolto interessante.
É il caso anche del Gal Irpinia che venerdì 15 sarà a Caposele per l’ultimo degli incontri destinati agli operatori turistici del territorio (tutte le date qui http://psr2020.galirpinia.it/).

Questa è davvero un’occasione più unica che rara per tutti noi, perché l’obiettivo è arrivare a costruire una strategia di sviluppo locale condivisa con una serie di incontri volti a raccogliere i fabbisogni del territorio, e in particolare, scrivono sul sito ufficiale: “Incontreremo le associazioni del territorio impegnate nell’attivazione di percorsi turistici e capiremo insieme quali strategie definire per migliorare la conoscenza del territorio per aumentare la consapevolezza delle nostre potenzialità. Grande attenzione sarà riservata all’analisi delle caratteristiche salienti del territorio per intraprendere azioni di tutela e conservazione come elemento di attrazione turistica”.

É l’occasione per il nostro territorio di proporre e palesare le proprie esigenze e i propri fabbisogni (il modulo per iscriversi è qui) e costruire il percorso di sviluppo necessario ad accrescere il settore.

Io, dal mio canto, porterò queste proposte:

– necessità di analizzare il fenomeno turistico, finanziare uno studio approfondito e serio sulla tipologia di domanda, sul numero dei turisti e sui flussi turistici;

– avviare percorsi di innovazione sociale legati allo smartrural, attraverso l’uso combinato dell’agricoltura e del digitale, anche attraverso quello che ho scritto qui;

– puntare sullo sviluppo delle esperienze turistiche più che sulla costruzione del brand (purtroppo Irpinia è uguale a terremoto nella percezione comune e di difficile miglioramento come brand).

Dobbiamo costruire e vendere esperienze al turista del futuro (quello delle 5i, per dirla con i termini di Ejarque) che oggi è: innovatore, sempre alla ricerca di esperienze nuove, non ama ripetere gli stessi viaggi e andare negli stessi posti, informato, perché sceglie la destinazione, l’albergo o il servizio dopo aver raccolto informazioni e confrontato proposte differenti, impaziente, perché la velocità del web e la facilità d’uso degli smartphone lo hanno reso insofferente all’attesa, illuso, perché per lui la vacanza rappresenta un sogno, carico di aspettative, infedele, perché desidera vivere esperienze diverse, sempre alla ricerca di novità.

– fare un piano di comunicazione che punti per l’80% sul digitale, su una comunicazione diversa.

A venerdì, per la ri-volta buona.

Pensare prima vince, sopratutto bandi.

Care Proloco, care associazioni pro eventi e territorio,
quando i Comuni vi dicono che non ci sono soldi per i vostri eventi spesso non è vero, spesso sono i vostri amministratori che non sanno intercettarli perché non programmano (secco e crudele lo sò).
Ecco l’esempio e perché.
Oggi la Regione Campania (lo fa quasi ogni anno a Maggio/Giugno e Settembre/Ottobre) ha pubblicato un avviso pubblico dove vengono finanziate attività promozionali per eventi a livello regionale e interregionale.

In particolare vengono finanziate due categorie, nel periodo tra Giugno 2016 e Gennaio 2017:
– Eventi di rilevanza nazionale ed internazionale;
– Iniziative promozionali sul territorio regionale.

Per i primi sono previste risorse pari a 3.000.000 di euro, per i secondi 1.000.000 dove sugli eventi possono essere richiesti interventi da 100.000 a 150.000 euro e sulle iniziative da 40.000 a 50.000.
I destinatari sono, ovviamente, i Comuni in forma singola o associata.

Problema: la scadenza è brevissima, 11 luglio 2016, quindi circa 3 settimane da oggi. Un tempo molto breve per programmare eventi se già non ci si è mossi in questa direzione (almeno per quelli estivi).

Ora immaginate se la vostra Amministrazione vi avesse convocato a Marzo chiedendovi che tipologia di eventi avevate in mente e facendovi rispondere ad un piccolo schema progettuale con tutto quello che oggi la Regione Campania chiede.
Immaginate se, chi si occupa di promozione turistica e gli assessorati al turismo avessero già fatto tutto e ad oggi, il vostro Comune avesse già un calendario estivo.

I vantaggi sarebbero moltissimi:
– la promozione del vostro evento avverrebbe molto prima e raggiungerebbe molte più persone;
– gli eventi potrebbero essere inseriti in circuiti commerciali legati ad agenzie di viaggio e tour operator e in pacchetti turistici;
– di potrebbe iniziare a ragionare in ottica di territorio e non di Comune, (facendo rete e punteggio in questi bandi);
– infine, si potrebbe rispondere in maniera molto semplice a bandi come questo, senza corse e con una strategia alla base.

Ma anche quest’anno il calendario del vostro Comune uscirà il 31 luglio con il primo evento al primo agosto, con fantomatici e potenziali turisti che dovrebbero organizzare la loro vacanza in cinque minuti per soggiornare nel vostro territorio, e i soliti eventi non costruiti mai per i turisti (quelli che comprano i pacchetti turistici, che dormono e mangiano nei ristoranti) ma per gli escursionisti (quelli che arrivano, sporcano, comprano dal paninaro e se ne vanno).

Se vogliamo fare economia turistica iniziamo a parlare di programmazione, se vogliamo creare occupazione cominciamo a lavorare in questo modo, sopratutto e anche per cogliere queste opportunità senza rincorrere il calendario.

Chissà.

L’avviso pubblico è qui.

Borgo di Quaglietta, ecco i miei (modesti) piani di gestione e marketing.

Non ho resistito e l’ho fatto, ho presentato la manifestazione di interesse per la gestione del Borgo di Quaglietta, anche se le richieste economiche fatte sono impossibili.

L’ho fatto perché è necessario, secondo me, portare al tavolo l’Amministrazione Comunale e farle capire che quei termini non sono giusti, non sono giusti per i giovani, per la Valle del Sele e per la comunità di Calabritto e Quaglietta, che lo sviluppo non si fa così.

Quel Borgo deve vivere e funzionare bene perché se così fosse ci sarà lavoro e prospettiva per un interno territorio e ora con queste condizioni tutti gli imprenditori probabilmente falliranno.
L’ho fatto per cercare di far capire che una possibilità c’è ed è legata al territorio, alle sue competenze e professionalità, alla sua passione, alla fiducia che i politici devono concedergli.
Solo con queste caratteristiche ci potrà essere un vero Albergo Diffuso e questi sono i documenti che dimostrano come può essere possibile.
Proviamo a metterci in gioco cari Amministratori, proviamo a non basare il tutto sui soldi e le casse Comunali da rinforzare, proviamo a sfruttare bene questa (ultimissima) opportunità.
Del resto ho già discusso e scritto, ora l’ho trasmesso con atti ufficiali al Comune attraverso il piano di gestione e marketing richiesti dalla manifestazione.

Eccoli qua:
Piano di gestione
Piano di marketing

A voi la parola.

Hanno fatto il Borgo di Quaglietta, ora ci vuole il visionario che lo gestisca (ecco perché).

C’è sempre difficoltà e manca la mentalità giusta per capire che nel turismo vanno investite risorse, tempi e soprattutto progetti, non spolpati vivi i territori pur di campare.

A Calabritto, con il Borgo di Quaglietta, sono nella medesima situazione.

I tempi sono stati accelerati tantissimo e sono felice di poter leggere che il Comune ha, in seguito all’inaugurazione dello scorso 30 aprile, aperto una manifestazione di interesse per la gestione nei confronti di persone fisiche o associazioni no profit a condizioni, a mio parere, proibitive per qualsiasi organismo.

La manifestazione di interesse, infatti, mette in evidenza come chi gestirà il borgo dovrà farlo a queste condizioni:
– Effettuare a proprie spese i necessari interventi finalizzati all’ottenimento delle certificazioni di legge, in primis il Certificato di Agibilità;
– Completare a proprie spese la manutenzione di n. 59 alloggi nel rispetto dei requisiti minimi obbligatori previsti dalla vigente legislazione turistica regionale per la classificazione dell’Albergo Diffuso nel livello “3 Stelle” per una cifra pari a Euro 450.345,05 iva esclusa, da completare in 36/48 mesi (interventi e arredi che poi diverranno di proprietà del Comune);
– Canone di affitto annuo di min. 50.000 euro (base d’asta, per cui potrebbe aumentare) da cui però sottrarre le spese di manutenzione effettuate ma versando comunque, annualmente almeno 12.500 euro da corrispondere al Comune.

Condizioni che denotano alcune cose:
 1. Il Borgo non è stato inaugurato, ma ne è stata inaugurata solo una parte (21 alloggi su 59);
 2. L’Ente ha poca intenzione di affidare la gestione ai giovani, alle imprese locali e in generale favorire la comunità di Calabritto e Quaglietta;
 3. Non saranno previste premialità particolari per chi rende il Borgo un vero Albergo Diffuso;
 4. Non saranno inserite delle clausole che spingano a ripopolare il borgo con elementi caratterizzanti della comunità, cosa che costruisce di fatto un albergo diffuso;
 5. La gestione che vedremo sarà un albergo dentro un borgo, che di diffuso avrà solo la struttura;
 6. Nessun particolare ritorno per il territorio, molto probabilmente non ci saranno imprenditori del posto disposti a prendersi un tale rischio economico senza adeguate garanzie (almeno in termini di tempi di gestione).

Le condizioni dettate infatti richiedono la presenza di una grande società con grandi capitali e una grande forza alle spalle, non sicuramente una cooperativa di giovani o peggio, un’associazione non profit come recita la manifestazione.
Infatti, facendo una semplice proiezione dei costi/ricavi a 48 mesi (tempo max previsto per la ristrutturazione) e considerando che ad oggi sono solo 21 su 80 alloggi disponibili, la situazione è molto complessa.

Pensiamo, ottimisticamente, di riuscire a mettere in moto il primo anno i 21 alloggi già disponibili, e di arrivare a ristrutturarli tutti al quarto anno con una messa a regime di circa 20 alloggi annui. In tali condizioni il Borgo dovrebbe ospitare, per rendere la sua gestione sostenibile, intorno alle 30.000 presenze annue, vale a dire, circa il 20% delle presenze turistiche di tutta la Provincia di Avellino (173.417 nel 2014, cfrt. dati Camera di Commercio) pari ad un numero maggiore di presenze di tutto il comprensorio del Lago Laceno (25.460 Dati Sviluppo Italia 2004). E questo fin da subito.
Difficile se non impossibile per una struttura che si appresta a partire ora e considerando che le presenze in provincia di Avellino hanno una tendenza a scendere del 15% annuo (dati Camera di Commercio, 2014).

Le mie domande, a questo punto sono:
– in che modo si intende coinvolgere la comunità di Quaglietta per far si che sia davvero un albergo diffuso?
– esiste un’impresa o un giovane irpino che possa investire tutti questi denari in un’attività che di fatto non esiste e che è da far partire da zero?
– vengono chiesti tutti questi sacrifici, ma 9 anni di concessione non sono pochi a fronte di tutte queste richieste?
– dov’è il ruolo del pubblico, riscuote soltanto?

L’impressione che ho è che non si abbia la minima idea di come un’impresa turistica sia complessa e di come l’ospitalità sia difficile, ma che si voglia fare cassa subito su un bene che, nelle condizioni attuali, non è in grado di generare un’attività economica sostenibile.

Ci vorrebbe un piano almeno decennale con al centro il territorio come ho già detto 4 anni fa qui.

Peccato.
Mi auguro che venga fuori comunque un visionario capace di credere in un’impresa del genere (secondo me impossibile per qualsiasi giovane del territorio, se pur ambizioso) ma soprattutto con il capitale richiesto necessario (e forse un londinese o americano a Calabritto lo trovano).
Oppure mi auguro che gli Amministratori si riprendano dai fumi della campagna elettorale.

In bocca al lupo (all’Alta Valle del Sele).

P.s. La manifestazione di interesse è disponibile sul sito del Comune di Calabritto e la scadenza è il 19 Maggio 2016.

Il turismo, unico settore per ripartire, con T.R.A.m.

Quando il territorio della provincia di Avellino decide di muoversi, spesso lo fa bene mettendo insieme un circuito virtuoso di idee, potenzialità e reti di attori che andrebbe replicato più spesso soprattutto nel settore turistico.
Questa provincia, a volte, riesce a fare rete con progettualità davvero interessanti che sono buone prassi replicabili.
E’ il caso del progetto T.R.A.m. “Un mestiere per non partire”, in cui l’opportunità offerta è importante per tanti giovani della provincia.
Infatti, l’obiettivo del progetto è quello di valorizzare il territorio e dare ai giovani gli strumenti per intraprendere un eventuale percorso imprenditoriale, gettando le basi per un circuito di turismo sostenibile ed ambientale su cui l’Irpinia ha ampie possibilità.
L’obiettivo più importante però è quello di coinvolgere e permettere a tanti giovani di riconoscere le potenzialità di questa terra fornendo loro gli strumenti per farlo.
I destinatari diretti saranno 100 giovani tra i 18 e i 35 anni di cui 25 residenti nella provincia di Avellino, che verranno formati in quattro ambiti: agenti di turismo, comunicazione e web marketing, operatore di agenzia di servizi turistici e sviluppo personale, sia attraverso lezioni frontali che grazie all’utilizzo di una piattaforma di e – learning dedicata.
Il percorso formativo troverà la sua applicazione nel progetto stesso con la mappatura del territorio e la creazione di itinerari turistici fruibili anche da persone diversamente abili e, grazie ad attività intergenerazionali (con l’incontro di giovani delle scuole di ogni grado e anziani), si andrà a recuperare la memoria storica di questi luoghi.

Si potranno mettere le basi per la costruzione di una squadra con le competenze necessarie ad essere outsider all’intero di una provincia che non riesce ancora ad esprimere al massimo le sue potenzialità in questo settore. Questo gruppo di giovani sarà consapevole delle potenzialità dell’Irpinia, elemento che spesso manca nelle nuove generazioni.
Saranno consci, al termine delle attività, dell’importanza di acquisire competenze specifiche per diversificare l’offerta di servizi turistici sul nostro territorio, servizi di cui questa terra ha un estremo bisogno.
Il progetto è articolato e vedrà la partecipazione in Associazione temporanea di scopo del Comune di Summonte, Comune di Pratola Serra, Comune di Montefredane, Comune di Montoro, dell’Associazione capofila Terra di mezzo e l’associazione Step Europa. Altri partner che sostengono il progetto sono il CSV di Avellino, la Pro Loco di Avellino, società cooperativa GEA Irpinia, associazione Guardavanti: per il futuro dei bambini.
E’ una grande opportunità per i giovani, ma soprattutto per il territorio e sono felice che qualcuno in questa Irpinia ancora ci creda e si impegni per realizzare il sogno turistico di questa verde piccola Irlanda. 
Tutte le info sul progetto e sul come partecipare qui: http://www.progettotram.com/
gtag('config', 'UA-118997091-1');