(L’analisi). Nasce la nuova legge sul turismo Campana. Quali vantaggi?

Una legge in Regione Campania attesa 34 anni e finalmente ora ne abbiamo una, nuova o seminuova. E’ una legge che prova a mettere un po’ di ordine all’interno dell’ingarbugliato settore turistico campano a livello prettamente pubblico. Per il privato c’è ancora da attendere.

In estrema sintesi questa legge introduce tutta una serie di novità abolendo gli enti provinciali per il turismo e riorganizzando tutto il sistema turistico campano basandolo sui Poli Turistici Locali (PTL). Saranno organismi che potranno nascere dal basso su iniziativa di soggetti pubblici e privati, sempre però all’interno degli ambiti territoriali omogenei definiti da parte della giunta regionale. Questi poli potranno muoversi però sempre all’interno delle linee guida regionali definite all’interno di un piano triennale che sarà la regione a definire. Sopratutto trasferisce ai comuni tutta una serie di responsabilità che vanno dall’attivazione dei SIAT (servizi di informazione e accoglienza turistica) a livello locale insieme con l’organizzazione di servizi turistici di base, trasmissione di dati relativi all’offerta. Istituisce il tavolo per le politiche turistiche a cui partecipano anche i privati e rappresentanti dei PTL, l’Agenzia Regionale per la Promozione del Turismo e dei Beni Culturali della Campania, le carte dei servizi del turista e la carte dei diritti del turista, scritta almeno i quattro lingue.
Infine, finalmente, regolarizza e valorizza il ruolo delle Proloco istituendone un albo e facendole partecipare al tavolo istituzionale per la definizione dei programmi turistici regionali triennali e annuali. Questi elementi modificano profondamente il sistema turistico regionale portandolo in una direzione ben precisa,anche se alcuni di essi sono forse arrivati in ritardo e sono sicuramente migliorabili.  Soprattuto però, a mio avviso, questa legge non si fa riferimento a degli punti che andrebbero trattati. In primo luogo, non prevede nessun elemento relativo a come misurare i flussi turistici regionali, chi debba farlo e come. In questo settore misurare, analizzare e studiare i fenomeno turistico è sicuramente il primo passo da fare per poter affrontare i problemi e capire dove intervenire.  E’ una legge che non sembra avere la capacità di proiettarsi nel futuro, che non legge il passato. All’interno del testo non ritroviamo nessun accenno al digitale e all’innovazione per il settore (che nel turismo è sempre più importante) a tutto quello che è il turismo moderno e quello che sarà in futuro. E’ davvero un bene che si siano prevista la carte dei servizi e dei diritti del turista, misura molto utile hai tempi delle agenzie di viaggio, ma arriva in ritardo e ha meno peso oggi, ai tempi di Tripadvisor, Trivago e delle recensioni online.
Auspicavo che si iniziasse a definire standard di qualità dei servizi turistici e a riordinare il settore privato, che si organizzasse la formazione degli operatori e alla classificazione dei differenti tipi di“turismi”, che si lavorasse sulle professioni turistiche. In merito c’è un assoluto bisogno di un riordino che oggi in Regione Campania sono tante e mal gestite, con date di esame abilitativi che non vengono rispettare e procedure lunghissime. Tra l’altro non sembra ci sia la volontà di lavorare in questo senso per definire bene ruoli, competenze e modalità di accesso agli albi professionali che necessitano di essere semplificati e adattati alle differenti realtà e territori turistici della Campania. Purtroppo non si prevedono sistemi di incentivo alle imprese turistiche per i giovani, che potrebbero spingere giovani a investire e occuparsi del settore.
Un punto a cui tengo particolarmente e che purtroppo non è trattato è quello legato agli eventi. La legge non definisce che tipologia di attività di promozione ed eventi avranno al priorità nei finanziamenti pubblici. Penso infatti che essi si dovrebbero concentrare sugli eventi che valorizzano le specificità e i prodotti specifici legati alle particolarità territoriali, evitando finanziamenti a pioggia su eventi che con il territorio non hanno nessun legame, o eventi sporadici che poco portano al territorio in termini di ricaduta economica e di promozione. Con l’istituzione dei PTL la legge sono fatti passi avanti, ma avrei preferito che si potessero far nascere spontaneamente senza che fosse la Regione a dover definire all’interno i quali territori omogenei potersi muovere e costruire. Credo che gli operatori pubblici e privati del settore avessero le migliori competenze e conoscenze necessarie a definire un Polo Turistico Locale per omogeneità territoriale. Chi meglio di chi lavora nel turismo sa che cosa può stare insieme e cosa no?

Arrivando poi ai vantaggi per l’Irpinia: è una legge che ancora una volta non ne porta. Non ho letto in nessun comma di “turismo rurale” come invece da più parti si dice. Non vengono classificati i differenti tipi di turismo e soprattuto non vengono definite le priorità regionali in questo senso. La legge non ci dice ancora su quale turismo la nostra regione vuole puntare. In particolare per l’Irpinia invece, in merito al turismo rurale, sembra molto più adatta la legge sui distretti rurali (n°20 dell’8 agosto 2014).
Infine ritengo che sia troppo generica la copertura finanziaria. Chi aiuta i comuni a fare tutto quello che è previsto per loro nell’art. 5 (istituzione uffici di informazione turistica, armonizzazione dei servizi, promozione del PTL, ecc…)? Sembra essere una legge a costo zero per le Regione visto che non prevede nessuna copertura di tipo finanziario per nessuno degli elementi che prevede se non un troppo generico rimando alle disponibilità di fondi della comunità europea e alle disponibilità annuali in seno al governo centrale, alla regione e alla provincia, nonché alle risorse già previste per le Proloco (esigue) e per il funzionamento dell’Agenzia Regionale. Saranno i Comuni quindi a dover ricercare tutte le risorse necessarie per istituire i mantenere i SIAT? I PTL come potranno funzionare senza risorse economiche? Attendiamo ora i regolamenti attuativi e speriamo in qualche risorsa in più. Altrimenti la legge non avrà la forza necessaria a far ripartire il turismo campano.

Taurasi è wine, quinta tappa del #MyIrpiniaTour.

Sapevo che sarebbe successo, sapevo che l’avrei trovato e che me ne sarei sorpreso. Un luogo dove l’Irpinia si esprime bene per uno dei suoi migliori prodotti e per delle caratteristiche che possiamo trovare solo qui: a Taurasi ci sono molti elementi caratteristici e spero di poterlo dire ancora durante questo tour.
Taurasi è un bellissimo piccolo borgo a pochi km dalla città di Avellino, con un centro storico che il terremoto ha toccato poco, uno splendido castello che si presta in maniera ottimale a presentare quello che uno dei DOCG più apprezzati d’Irpinia: il Taurasi per l’appunto.

Parte del castello.
Un borgo che a girarlo sono necessari 5 minuti quando non ti fermi a osservare i particolari che lo caratterizzano, i vicoli, i portali e i balconi che in pochi paesi irpini riesci a trovare in queste condizioni, colori e luci. Ho visto un paese e un centro che in Alta Irpinia non c’è, colpa del terremoto purtroppo.
I km che questa volta mi separano dalla meta sono stati tanti, ben 54. Sono fatti di tantissime curve e quasi un’ora di viaggio, elementi che fin ora mi avevano fatto desistere nell’andare a vivere la fiera enologica, famosa anche oltre regione.
Il viaggio è stato piacevole e veloce in compagnia di Antonio e Gerardo attraverso Lioni, Sant’Angelo del Lombardi, Castelfranci, Paternopoli fino a Taurasi, parte dei paesi che separano Caposele da questo luogo.
La grandiosità dell’evento è visibile e immediato, la confusione anche. L’obiettivo della serata è scoprire cosa rende speciale questa fiera partendo con il bicchiere di vetro al collo.
Non passa molto e i primi acquisti agli stand non tardano ad arrivare. Taurasi 2007 DOCG, Aglianico del 2012. L’amico Antonio e l’amica Antonella hanno buon gusto, le cibarie preparate da Felicia accompagnano il tutto, la serata promette bene.
Dopo aver sorseggiato i primi bicchieri assaporo tutto il gusto di questo ottimo vino e la curiosità di entrare nei dettagli della festa cresce sempre di più, parallelamente alla salita che ci aspetta per arrivare al borgo. La taranta condisce la serata e gli stand colmi di folla colorano i due lati della piazza, avanziamo a fatica. Sono sempre più curioso di vivere il centro storico. 
La folla.
Passati sotto il porticato che inaugura il nostro ingresso, sulla destra ci aspetta la fiera enologica nel cortile del castello, ai lati la descrizione di tutti i comuni che rientrano nella produzione del Taurasi con una dettagliata descrizione dei vini e delle zone produttrici, sono più di dieci e questa cosa mi sorprende un bel po’.
Un’occhiata in giro, qualche domanda di curiosità agli esperti, incontri casuali di persone che non vedevo da tempo, piacere immenso nel reincontrarli e sorrisi  sfacciati sempre muniti di buon vino.
Decido che è l’ora di addentrarmi nei vicoli da cui provengono odori, suoni e colori che affascinano, alzo gli occhi e vedo una vecchietta affacciata al balcone che osserva felice. Un cartello “angolo del paradiso” attira la mia attenzione in un vicolo, sempre sulla destra. Decido di seguirlo e mi ritrovo davanti a numerosi prodotti tipici, ancora vino, una vecchietta seduta con cui facciamo una foto. Sono divertito, curioso, felice delle scoperta di questo piccolo borgo. 
Il borgo.
Giriamo velocemente intorno, tra gruppi musicali che suonano, ragazzi che ballano, bottiglie che volano, panorami che ci seguono. Il borgo è aperto a tutti, cantine che si concedono ai visitatori, prodotti tipici che vengono serviti ad ogni angolo, vicoli che ti guidano senza difficoltà, è un bel mix di vivacità e tradizione.
La serata scorre velocemente, vuoi per la compagnia, vuoi per tutto ciò che osservo in pochi secondi, vuoi perché alla fine il Taurasi si lascia bere facilmente.
Finiamo per arrivare sotto al palco a ballare pizzica tra troppe persone che non riescono a divertirsi nella maniera giusta, mezze risse e troppi spintoni, note stonate di una serata che comunque è stata interessante.
Sinceramente mi aspettavo però più ordine, più percorsi degustativi, più sommelier, attenzione alle specificità territoriali e meno provoloni impiccati che sono tipici dell’Alta Irpinia. Non sono riuscito a cogliere cosa qui viene veramente prodotto di tipico oltre al vino, probabilmente non c’è.
Tutto sommato però, Taurasi è stata una bella scoperta. 
#Followme. 

A Caposele per la “matassa” e la quarta tappa del #MyIrpiniaTour

Questa tappa del #MyIrpiniaTour è stata qualcosa di diverso perché era da tempo che mancavo a questo evento pur essendo sotto casa mia. E’ stato diverso perché è stato bello accogliere e mostrare a persone che non conoscevano le qualità e le caratteristiche di Caposele. Allo stesso tempo, mentre scrivo, mi rendo conto che è difficile descrivere con occhi diversi quello che vedi tutti i giorni.
La serata della Sagra delle Matasse era però la serata giusta per farlo: calda, limpida e profumata di matasse che solo qui a Caposele è possibile provare.
Questo piatto, inserito nel prodotti agrolimentari tradizionali (PAT) dalla Regione Campania è qualcosa che solo le sapienti mani delle caposelesi sanno preparare. Il nome deriva proprio dal modo in cui questa pasta viene lavorata, ovvero come una matassa di lana, è una “via di mezzo” tra lo scialatiello e la tagliatella, ma non è nessuno dei due. E’ unica nel suo genere, e sembra proprio che nessun paese limitrofo riesca a riprodurla.

Fase della preparazione della Matassa
Gli amici arrivano alla spicciolata e io ne approfitto per capire bene come quest’anno la Proloco Caposele ha deciso di impostare la serata. Noto immediatamente il cambio di location spostata al centro del paese in Piazza XXIII Novembre rispetto al tradizionale percorso lungo via Roma.
Più spazio e migliore logistica sicuramente, colpo d’occhio meno ad affetto rispetto al passato senza l’orologio del Comune e la Chiesa di San Lorenzo che spicca con il suo azzurro.
Caposele è il paese dell’acqua e del Santuario di San Gerardo, sede dell’Acquedotto Pugliese e la località dove nasce il fiume Sele.
Proprio la presenza di quest’ultimi ne ha caratterizzato la storia e modificato la morfologia nel tempo, rendendolo anche uno dei pochissimi paesi dove il campanile e la Chiesa sono distanti più di 300 metri tra di loro, caratteristica che troviamo nella appena rifatta Piazza Sanità, cartolina irpina di lusso.

Il campanile di Caposele

Attendo l’ormai collaudata compagnia paternese di Antonia e Felicia con le curiose Antonella e Monica da Frigento che non vedono l’ora di assaggiare questo piatto. 

Al loro arrivo, spiego il perché della conformazione della nuova piazza Sanità, la storia dell’acquedotto e mi diverto nel farlo. Apprezzano la nuova fontana mentre ci avviamo verso la piazza dove la Proloco ha preparato la serata.
Nel frattempo mostro corso Europa e parlo di come la matassa viene preparata, anticipo che ci sarà chi potrà farlo meglio di me. 
Matasse e ceci
La piazza brulica di gente e ci avviciniamo subito al tavolo dove una simpaticissima caposelese ci mostra e spiega tutti i segreti della “costruzione” di questa pasta, ci dice che alla fine non è poi tanto difficile; io le rispondo che mia madre, lionese, ci ha messo 30 anni per imparare, lei sorride e continua il suo lavoro. Noi rimaniamo affascinati da tanta maestria.
Vivere questi attimi mi fa sentire bene, sono a mio agio e il mio paese risponde egregiamente. Ordino due piatti di matasse, uno al sugo a l’altro bianco ai ceci, per assaggiare entrambe le ricette. 
A porgermeli è Concetta Mattia presidente della Proloco di Caposele che saluta Antonella sua “collega”, scambiano due rapide battute e via al tavolo, con vino al seguito ovviamente. Non siamo a Castelfranci o Taurasi ma anche il vino se la cava. 
Antonia fotografa curiosa i piatti, tutti gli altri mangiano di gusto: sembrano apprezzare. Io gli spiego che secondo me la migliore ricetta è quella bianca con i ceci, che io amo di più perché esalta maggiormente le qualità della pasta. 
Io e Monica
Scattano selfie a volontà in piazza, foto ricordo fatte da compaesani, domande sul Santuario e sulle caratteristiche di questo piatto. Un tappa tranquilla e conosciuta che ho inserito per permettermi di osservare la mia comunità da una prospettiva differente, che alla fine mi ha reso consapevole che possiamo lavorare su molti elementi che gli occhi di altri ragazzi mi hanno fatto notare.
Alla prossima tappa, probabilmente Taurasi. 
#Followme 

Musei e Biblioteche: contributi in Regione Campania

Pubblicato oggi sul BURC della Regione Campania questa importante opportunità per i musei e le biblioteche dei nostri comuni. Un bando che la nostra Regione propone molto spesso e che non è impossibile da cogliere, dove la fetta più grossa è riservata ai musei e alle biblioteche riconosciute “di Interesse Regionale” con una piccola parte che può essere destinata anche a enti differenti.

Gli obiettivi del bando sono:
  • valorizzazione del patrimonio museale in relazione al territorio;
  • miglioramento qualitativo dei servizi museali erogati al pubblico;
  • qualificazione e formazione degli addetti ai musei;
  • promozione di attività informative e didattiche, al fine di consentire la conoscenza
  • del patrimonio culturale regionale.

Tutti i progetti possono essere presentati da:

  • gli enti locali e i soggetti giuridici senza scopo di lucro (associazioni, fondazioni, enti ecclesiastici e istituti scolastici), titolari di musei e raccolte museali, che abbiano ottenuto il riconoscimento dell’interesse regionale (ai sensi dell’art. 4 della L.R.12/05) entro la data di scadenza del presente bando;
  • i soggetti giuridici senza scopo di lucro, escluse le persone fisiche, titolari e non titolari di musei e/o raccolte museali, per le iniziative di cui al successivo art. 5 co.2 previsto dall’avviso pubblico.

Le attività finanziabili sono differenti:

  • progetti di attività di promozione e di valorizzazione del patrimonio mussale; i. organizzazione di mostre e convegni relativi al patrimonio disponibile e alla cultura del territorio ; ii. realizzazione siti internet per cui è richiesto il rispetto della normativa sull’accessibilità, ai sensi dell’art. 4 comma 3 della Legge n. 4/04 (Legge Stanca);
  • attività di didattica museale e di educazione al patrimonio culturale, con particolare riferimento alla promozione e alla fruizione del territorio tramite la conoscenza del patrimonio museale;
  • produzione di materiale promozionale con obbligo di specificare il formato (cm x cm), il numero minimo di pagine e il numero minimo di foto.


Il finanziamento concesso può arrivare fino al 70% del budget progettuale previsto, per  progetti con un ammontare massimo di 12.000 euro.
La scadenza prevista è il 25 settembre 2014.
Tutte la documentazione è presente nel BURC n° 58 dell’11 Agosto 2014 relativamente al Decreto 6 Agosto 2014 n°44.

Frigento, terza tappa al “pizzillo” del #MyIrpiniaTour

E’ arrivata velocemente la terza tappa di questo tour irpino estivo che pian piano mi sta portando a riscoprire piccoli particolari di questa terra piena di sorprese.
Dopo Gesualdo, Castelfranci e Morra De Sanctis è toccato a Frigento.
Pizzille e Tammorre
Uno dei paesi più alti della provincia, caratterizzato dalla presenza di tantissimi porticati e vicoli; si dice anche dalla possibilità di poter vedere oltre cento comuni girando intorno al centro e attraverso la famosa veduta dei “Limiti” (che consiglio sia di giorno che di notte).
Questa volta compagno di viaggio è stato Donato Gervasio, con cui alla fine abbiamo anche scoperto termini nuovi e bontà inaspettate. Ad attenderci c’erano la buona Antonella insieme agli amici Monica, Luca e Giuseppe, con maglie arancioni e la improbabile scritta “viri Friciento e rimani scristianuto”  – trad. vedi Frigento e rimani sconcertato – (sarà presto una nuova linea?).
La maglietta che ci ha accolto
Ciò che mi ha spinto a fare tutti e 35 i km di curve che separano Caposele da Frigento è stata l’acquolina che il presidente della Proloco mi ha suscitato nel descrivermi questo pizzillo che sembra avere caratteristiche uniche solo qui; come d’altronde tutto quello che lei descrive di questo paese che si vede ama tantissimo, lo capisci quando ne parla.
Tra una chiacchiera e l’altra con Donato le curve volano, arrivati nel piccolo centro altoirpino ci troviamo anche le paternesi Felicia e Antonia. Ben preso la musica della tammorra ci avvolge, anche se la salita per arrivare in piazza si fa sentire dalla villa comunale alla piazza sede della festa.
Il profumo è forte e anche la fame (come al solito) e neanche il tempo di salutare che ci troviamo carichi di pizzilli ripieni di ogni cosa: formaggio, prosciutto, nutella e tanto altro. La ricetta è semplice, fatta di pasta di pizza fritta imbottita come un salsicciotto di varie cibarie, di ottima fattura e gustoso come pochi.
Il “pizzillo”
La cornice è quella che ti aspetti, una piazza stracolma di gente che balla, scale, amici e chiacchiere di ogni tipo. Chiedo della preparazione del pizzillo ad Antonella che mi spiega che il miglior modo per capirla é vederla. Non esita dunque a portarci dietro le quinte della sagra. Ci addentriamo nelle cucine sul retro dove la cosa che mi sorprende subito è il gran numero di ragazzi coinvolti nella preparazione che si divertono nel farlo, mixati con i più esperti che friggono in grandi contenitori strapieni di olio. Il segreto della bontà di questo prodotto sta tutto in quella stanza che profuma di buono.
Osserviamo, chiediamo, apprezziamo e infine salutiamo augurando buon lavoro a tutti, tra sorrisi vari e pacche sulle spalle del presidente che sembra avere in pugno tutta la situazione.
Il pizzillo è davvero ottimo ma non consiglio di mangiarne più di due se non si vuole scoppiare, anche se è dura resistere visto che anche qui non si smette mai di usufruire di un’ospitalità e bontà unica, come l’ha definita Donato.
La preparazione
Dopo l’abbuffata era dunque d’obbligo una passeggiata notturna sul “lungomare di Frigento” su via Limiti dove è possibile godere di una vista stupenda di tutta la valle dell’Ufita e anche oltre.
Attraversiamo tutto il centro districandoci tra migliaia di porticati e vicoli come pochi in Irpinia, colori di un posto che però di inverno, e anche in questa serata, davvero raggela anche l’anima. C’è bisogno di un buon vino quasi sempre a scaldare.
Antonella ovviamente in questa situazione si esalta e inizia a descriverci ogni piccolo dettaglio della veduta, di quanto il tramonto qui sia unico e di quanto anche di notte la cosa non sia da meno. Il suo punto di vista è effettivamente condivisibile e poco discutibile, la passeggiata è veramente piacevole per compagnia, parole, luci e colori.
Il tour dura un po’ e ne siamo felici, chiediamo e ridiamo della parola “scristianuto”, disquisiamo di vari detti dei paesi limitrofi, arriviamo a concludere che il termine curioso si può tradurre con “sconcertato”.
Arriviamo così facilmente alle auto, ci salutiamo e diamo appuntamento alla prossima tappa del #MyIrpiniaTour che sarà a Caposele. La mia Caposele.


#Followme

#MyIrpiniaTour a Morra De Sanctis, patria del baccalà.

La seconda tappa del #MyIrpiniaTour è stata molto semplice. Morra De Sanctis è un paese vicino ed amico e da tanto avevo intenzione di provare il suo piatto principe: il baccalà durante la Sagra. Sembra strano ma è così, in piena Alta Irpinia abbiamo un’eccellenza legata al mare: questo piccolo centro è rinomato perché preparano bene questo piatto, e durante il mio tour ne ho avuto la conferma.
Questa volta, dopo vari inviti, mi sono addentrato alla scoperta della tradizione solo e scortato dai Morresi. Qui non devi mai chiedere perché ti arriva tutto e subito, sopratutto durante questi periodi. 
E allora ad accogliermi trovo l’amico Gerardo Di Pietro che mi invita a prendere parte alla festa, a provare il famoso baccalà alla “ualanegna” condita da ottimo vino. Insieme a lui ci ritrovo anche Donato Caputo e il grande Rocco Di Paola alla cassa.
L’atmosfera è familiare ai piedi del Castello Biondi che sovrasta il centro e sotto gli occhi vigili del buon Francesco De Sanctis. Morra infatti è il paese che ha dato i natali al famoso letterato, ci possiamo trovare la casa della famiglia insieme a tanti reperti e documenti che ne hanno segnato la sua storia. Ben tenuto e dalle grandi potenzialità questo Castello, dove abbiamo anche la sede dell’Università telematica Guglielmo Marconi. Di giorno lo spettacolo dall’alto è assicurato ma io decido di concentrarmi sulla sagra, questo è l’obiettivo della serata.
Baccalà alla “ualanegna”
Mi arriva il piatto fatto di verde, rosso e bianco (forse è patriottismo o forse solo peperoni verdi, rossi e baccalà bianco) e mi ci fiondo dentro, anche perché sono già le 23.00, e sono senza cena.
Gerardo e Donato mi riempiono di domande sul cosa ne pensi mentre mi versano vino, che qui in Irpinia è un must. Gli rispondo che non c’è nulla da dire, tutto ciò che viene detto su questa pietanza è confermata, un sapore semplice di prodotti irpini mixati con baccalà ed esperienza pluriennale presente nella preparazione.
Il vino scorre, il baccalà finisce, il sindaco ringrazia i presenti e il presidente della Proloco si scusa per la pioggia che prima ha messo a rischio la serata. Io mi godo il tutto pensando a quanto questo piccolo centro sia più popolato d’estate quando tornano i suoi numerosi emigranti che in inverno, quando purtroppo il freddo punge e la gente sta a casa.
Donato intanto si alza, ha in serbo sorprese e io lo sò. Gerardo invece, seduto di fronte a me, parla e parla di argomenti che spesso affrontiamo, di politica, giovani, opportunità. Lui con i problemi della gente e di questa Alta Irpinia ci macina chilometri tutti i giorni essendo amministratore.
Quando ritorna Donato ci interrompe con cavatielli bianchi ai fagioli e pancetta, con un’altra bottiglia di vino. Lo guardiamo, facciamo un sospiro di sollievo e l’argomento torna ad essere la sagra (per fortuna), i prodotti tipici, chi e come ha preparato il piatto. Ne conosco i particolari, ne apprezzo i sapori e gli odori, sono felice della serata e di queste cose così vicine che non conoscevo.

Cavatielli Bianchi
Tutto è tranquillo, anche la tarantella in sottofondo suonata dei miei amici compaesani, il vino scorre e i piatti anche. Decidiamo che è giusto fare un giro e salutare altri amici. 
Vedo indaffaratissimo Francesco Pennella, Presidente della Proloco, lo saluto e lo lascio lavorare, la gente da sfamare è tanta. Mi ritrovo al bar e ne saluto altri, chiacchiero e non pago nulla: a Morra è così, l’ospite è ospite! Come in tutta l’Irpinia.
La serata passa velocemente tra chiacchiere, saluti e sguardi verso particolari di un paese che conoscevo di giorno e che mi ha sorpreso in festa, con colori, luci e sapori che sono tutti da scoprire. 
Il #MyIrpiniaTour prosegue bene anche se dopo tutto quel cibo ho avuto difficoltà a dormire e digerire, ma questo lo avevo messo in conto.
Stasera tocca a Frigento come da Calendario aggiornato su Facebook. Sono proprio curioso di vedere cosa la nostra Antonellina ci proporrà, di provare questi pizzilli di cui mi ha raccontato per un mese intero.
#Followme 
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